IL VIAGGIO DI CHEF LUCA - Un cuore siciliano che batte negli States 🇮🇹 ✈️ 🇺🇸
A 25 anni, Luca ha lasciato tutto ciò che conosceva a Catania per seguire l’istinto e il cuore, volando dall’altra parte del mondo. Non c’era un piano preciso, ma un biglietto di ritorno mai usato, un amore inaspettato e una nuova vita da costruire negli Stati Uniti. Come ha affrontato lo shock culturale? Cosa lo ha spinto a trasformare una passione per la cucina in un ristorante di successo? E, soprattutto, cosa lo lega ancora alla sua terra natale?
Quali sono stati i motivi principali che ti hanno spinto a lasciare Catania e trasferirti negli Stati Uniti a 25 anni?
Non avevo pianificato di rimanere a lungo negli Stati Uniti. Dopo il diploma, durante una vacanza di un mese a New York, ho conosciuto una ragazza americana. È scattato qualcosa di speciale, tanto che ho deciso di non utilizzare il biglietto di ritorno. Col tempo, quella ragazza è diventata mia moglie.
Come hai vissuto l’impatto culturale al tuo arrivo negli Stati Uniti? Quali differenze hai trovato più difficili da accettare?
L’impatto culturale è stato enorme. Venendo da Catania, dove avevo vissuto tutta la mia vita, mi sono ritrovato in un mondo completamente diverso. Persino abitudini come cenare alle 18 mi sembravano strane. Il cibo, poi, è stato uno shock: ricordo ancora la mia prima esperienza con il "cibo italiano" in America. Ero disgustato. Con il tempo, ho capito che molti americani non hanno una vera idea di cosa sia la cucina italiana autentica.
Quali lavori hai svolto una volta deciso di stabilirti negli Stati Uniti?
Appena arrivato, ho iniziato a lavorare presso CODAC come addetto al controllo qualità per i software. Successivamente, sono avanzato al ruolo di programmatore e poi a posizioni manageriali. Dopo vent’anni in quel settore, ho deciso di seguire la mia passione per la cucina e ho aperto un ristorante italiano. È stata una scelta di cuore: volevo far conoscere il vero cibo italiano. Per esempio, mi sono sempre rifiutato di servire piatti come la "Pasta Alfredo", che non esiste nella cucina autentica. Ho scelto di rappresentare fedelmente le mie radici siciliane.
Come è stato adattare la cucina italiana e siciliana ai gusti americani? Hai mai avuto paura di perdere l’autenticità dei tuoi piatti?
Quando ho aperto il mio ristorante sette anni fa, ho deciso di servire autentica cucina italiana al 100%. Tuttavia, nei primi tempi ho incluso alcuni piatti italo-americani per avvicinare i clienti e abituarli gradualmente al gusto vero italiano. L’unica eccezione che continuo a servire è il pollo alla parmigiana, che ho reso il più vicino possibile alla tradizione italiana. Mantengo sempre il focus sull’autenticità, senza compromessi.
Qual è stato l’ostacolo più grande che hai affrontato come immigrato in America? E quale il tuo traguardo più significativo?
L’ostacolo più grande è stato affrontare la discriminazione. Negli Stati Uniti, la discriminazione è spesso associata a questioni razziali, ma io ho dovuto fare i conti con stereotipi legati alla mia origine siciliana. Alcuni mi associavano alla mafia o ad altri luoghi comuni ingiusti.
Il mio traguardo più grande è stato realizzare il sogno di aprire un ristorante italiano e portarlo avanti con successo per sette anni, anche superando sfide come la pandemia di Covid.
Come è stato il processo per ottenere la cittadinanza americana?
All’epoca, era meno complicato rispetto a oggi. Dopo aver ricevuto la green card, io e mia moglie abbiamo affrontato una serie di interviste per dimostrare l’autenticità della nostra relazione. Era un procedimento rigoroso, ma non eccessivamente burocratico come lo è diventato dopo l’11 settembre.
Quanto è importante per te mantenere vivo il legame con la tua terra d’origine? Torni spesso a Catania o trovi altri modi per sentirti connesso?
Il legame con l’Italia è fondamentale per me. Non importa quanto tempo passi, le abitudini, i luoghi e i ricordi rimangono una parte indelebile di chi sono. Anche se da bambino vivevo in condizioni modeste, ero felice, e quei momenti mi hanno segnato profondamente. Il mio sogno è tornare in Sicilia per godermi la pensione, ma intanto cerco di mantenere vivo quel legame attraverso la cucina e la condivisione delle tradizioni.
Che consigli daresti a chi oggi desidera lasciare il proprio Paese per cercare nuove opportunità all’estero?
L’America di oggi è molto diversa rispetto a quando sono arrivato. Cinquant’anni fa, era più facile costruire una vita dignitosa, ma oggi le sfide sono molteplici: assicurazione sanitaria, inflazione, tasse e precarietà lavorativa. Direi a un giovane italiano di prepararsi bene e valutare attentamente i pro e i contro prima di partire. Le opportunità ci sono ancora, ma realizzare i propri sogni richiede molta più preparazione e determinazione rispetto al passato.
Ti consideri realizzato nella tua vita in Florida o hai altri sogni che vorresti realizzare?
Mi sento realizzato, ma il mio sogno più grande è tornare a vivere in Sicilia. Mi piacerebbe aprire un’attività a chilometro zero, valorizzando i prodotti locali, e magari organizzare percorsi culinari per turisti. Vorrei trasmettere il vero spirito e i sapori della mia terra.
Se potessi parlare con te stesso, al momento di partire per l’America, cosa gli diresti?
Direi: “Fatti quel viaggio, ma poi torna a casa”. Spesso ripenso a come avrei potuto vivere una vita altrettanto soddisfacente in Italia, nonostante le difficoltà. Il mio cuore, in fondo, è sempre rimasto lì.
La storia di Luca ci ricorda che il coraggio di lasciare tutto può portare a una vita ricca di soddisfazioni, ma anche di nostalgia per ciò che si è lasciato. Dopo aver superato discriminazioni e sfide culturali, Luca ha realizzato il suo sogno di portare la vera cucina italiana negli Stati Uniti. Ma il legame con Catania rimane forte, e il suo cuore pende sempre verso la sua amata Sicilia.
Questo sarà l'ultimo articolo di quest'anno. Vi auguro di trascorrere delle feste serene in compagnia dei vostri cari. Per chi invece non potrà tornare a casa, mando un abbraccio caloroso e tutto il mio affetto. Cià uagliù!