IL VIAGGIO DI GIULIA - La sua adolescenza in Norvegia tra nuovi inizi e sfide 🇮🇹 ✈️ 🇳🇴
Giulia, originaria di Roma ma cresciuta a Lanciano, ha vissuto un'importante trasformazione personale trasferendosi in Norvegia all'età di 15 anni con la sua famiglia. Alla ricerca di stabilità e un futuro migliore, hanno scelto Arendal, una città con circa 45.000 abitanti. In questa intervista, Giulia condivide il suo percorso di integrazione, le difficoltà affrontate e le lezioni imparate vivendo in un paese che offre sicurezza, tranquillità e nuove opportunità.
Parlaci della Norvegia e del motivo del trasferimento.
I miei genitori avevano già visitato altri diversi Paesi europei, oltre che in Australia. Alla fine, hanno optato per la Norvegia perché offriva stabilità lavorativa e una qualità della vita invidiabile, con criminalità quasi inesistente. Siamo partiti in sei, tutti con la speranza di costruirci un futuro migliore.
Come hai vissuto questo grande cambiamento? Avevi solo 15 anni.
A 15 anni avevo un po' di paura, non sapevo cosa aspettarmi. Allo stesso tempo, però, ero curiosa. La cosa che mi spaventava di più era imparare una nuova lingua e confrontarmi con una cultura completamente diversa.
Raccontaci dei tuoi primi anni scolastici in Norvegia.
Appena arrivata ad Arendal, mi sono ritrovata subito in una scuola internazionale per stranieri dove si parlava completamente norvegese, poiché non parlavo né norvegese né inglese bene. Era una scuola normalissima, con studenti di vari livelli. Le prime ore del mattino facevamo lezioni intensive di norvegese per stranieri, poi passavamo alle lezioni insieme agli studenti norvegesi.
Come hai affrontato il processo di integrazione scolastica e personale?
A livello scolastico è andato tutto bene, mi hanno integrato gradualmente e pian piano sono riuscita a seguire il ritmo delle lezioni. A livello personale è stato più difficile. Non avendo padronanza dell’inglese, parlavo pochissimo norvegese e non riuscivo a stringere amicizie con i miei compagni norvegesi. Mi sono rifugiata su YouTube, dove ho iniziato a raccontare la mia esperienza di vita in Norvegia. Mi ha dato una via di fuga e una voce per esprimermi.
Come hai mantenuto i rapporti con la tua famiglia e gli amici in Italia?
All'inizio ci sentivamo tramite Facebook e, quando scendevo in Italia, ci rivedevamo. Questo mi ha aiutata a mantenere i legami. Inoltre, ho comprato una casa a Lanciano, che mi permette di avere sempre un punto di riferimento lì.
Cosa ti è mancato di più dell'Italia e cosa hai trovato di speciale in Norvegia?
Mi mancavano le mie vecchie amicizie e la possibilità di parlare nella mia lingua madre. Al di fuori della mia famiglia, mi sentivo spesso isolata. Tuttavia, la Norvegia mi ha dato una sensazione di sicurezza e tranquillità che è difficile trovare altrove. Oggi, parlare fluentemente il norvegese mi ha reso tutto più semplice, anche nel fare nuove amicizie. Anche trovare prodotti italiani è diventato più facile, con negozi asiatici che vendono prodotti italiani a prezzi decenti.
Hai notato differenze nel modo in cui vengono gestite le relazioni personali tra Norvegia e Italia?
Sì, dopo ben sette anni sono riuscita a stringere un'amicizia con una collega, e solo perché mi ha invitato a una festa. Questo dimostra quanto sia difficile costruire relazioni personali in Norvegia rispetto all’Italia, dove i rapporti sono più immediati.
Quali sono le tre cose della vita in Norvegia a cui non potresti rinunciare?
La libertà, la sicurezza e la tranquillità.
Vedi il tuo futuro in Norvegia o in Italia?
Non credo che tornerò a vivere in Italia, se non per vacanza. Mi vedo rimanere in Norvegia a lungo termine.
Che consigli daresti a chi vuole trasferirsi all'estero, come hai fatto tu?
Molti hanno paura del freddo e della lingua, ma non c’è fretta. Consiglio di visitare il Paese prima di prendere una decisione. È importante gestire bene le aspettative, perché tanti pensano che tutto sia perfetto, ma non è così.
Pensi che in Italia ci siano opportunità per i giovani o ritieni che sia meglio cercare altrove?
Chi vuole restare in Italia è libero di farlo, ma io non vedo molte prospettive positive. Consiglio ai giovani di cercare opportunità all'estero: la situazione lavorativa in Italia è stagnante e vedo molti laureati finire a lavorare da McDonald's. È stressante e frustrante.
Cosa diresti a te stessa quel giorno in cui stavi per prendere quel volo di sola andata?
Direi di avere meno paura. I brutti momenti passano e bisogna essere positivi. Dopo ogni tempesta c’è un arcobaleno che ti aspetta.
Il viaggio di Giulia in Norvegia è un esempio di coraggio e crescita personale. Dalle sfide linguistiche alla costruzione di una nuova vita, la sua esperienza è un'ispirazione per chiunque stia pensando di trasferirsi all'estero, e in special modo in uno dei Paesi Scandinavi. Rimanete aggiornati con i nuovi articoli di “Un volo solo andata” tramite i socials e nel frattempo ci diamo appuntamento a mercoledì prossimo. Cià uagliò!