IL VIAGGIO DI GIUSEPPE - La continua voglia di emergere 🇮🇹 ✈️ 🇨🇿
La scelta di partire per un'esperienza Erasmus è spesso guidata dalla voglia di esplorare nuovi orizzonti e di mettersi alla prova in un contesto internazionale. Nel 2017-2018, Giuseppe ha deciso di fare le valigie e partire per Praga, attratto dalla crescita economica e culturale della città. Il suo racconto ci porta a scoprire come questa esperienza abbia segnato profondamente il suo percorso, non solo dal punto di vista accademico e professionale, ma anche a livello personale, facendogli affrontare sfide e apprendimenti che lo hanno accompagnato negli anni successivi.
Puoi raccontarci cosa ti ha spinto a fare l’Erasmus a Praga nel 2017-2018? Quali erano le tue aspettative iniziali?
Sono una persona piuttosto pragmatica e, al momento di scegliere la destinazione per il mio Erasmus, ho voluto concentrarmi su paesi dell'Europa centrale e orientale che stavano attraversando un periodo di significativo sviluppo socio-economico. Le opzioni che avevo a disposizione erano Praga (Repubblica Ceca), Potsdam (vicino Berlino) e Poznań (Polonia).
Alla fine, ho scelto Praga perché volevo vedere da vicino e toccare con mano ciò che avevo appreso sui cambiamenti in atto in quei paesi. Le aspettative erano alte: mi aspettavo di immergermi in una cultura ricca di storia, ma anche di capire meglio le dinamiche economiche e sociali di una nazione in crescita.
L’esperienza ha superato le mie aspettative. Ho passato sei mesi incredibili a Praga e sono riuscito persino a iniziare uno stage lì. Sono rimasto colpito dalla determinazione dei ragazzi del posto: molti di loro, a soli 22 o 23 anni, riuscivano a conciliare studio e lavoro. Questa esperienza mi ha dato una nuova prospettiva, sia sulla mia formazione che sul modo in cui volevo affrontare il mio futuro professionale.
Dopo aver concluso l’Erasmus, sei tornato a Roma per completare la laurea in economia. Come hai vissuto il ritorno in Italia dopo l’esperienza a Praga?
Il ritorno a Roma è stato piuttosto strano e, in un certo senso, anche difficile da affrontare. Durante i sei mesi a Praga, avevo raggiunto un livello di indipendenza che non avevo mai sperimentato prima. Ero libero di gestire il mio tempo come volevo: studiavo, lavoravo, mi divertivo e scoprivo la città a mio ritmo. Mi ero costruito una routine che mi rappresentava pienamente.
Tornare a Roma, invece, è stato come fare un passo indietro. Mi sono ritrovato a dovermi concentrare esclusivamente sugli studi per completare la laurea in economia, senza quella libertà che avevo assaporato a Praga. Sentivo che lì ero davvero me stesso, avevo costruito la mia vita da zero, come ogni persona che si trasferisce in una città nuova.
A Roma, nonostante fossi circondato da persone e luoghi familiari, sentivo la mancanza di quell’autonomia e di quella sensazione di scoperta continua che avevo vissuto a Praga. Il mio obiettivo, infatti, era completare gli studi il più rapidamente possibile per poter tornare lì, dove sentivo di poter esprimere appieno chi ero diventato.
Durante il tuo primo periodo a Praga come lavoratore, dal 2019 al 2020, quali sono stati i principali ostacoli che hai affrontato, sia a livello professionale che personale?
Il primo grande ostacolo che ho affrontato a Praga è stato il clima. Mi sono trasferito lì a gennaio, e chi vive a Praga sa quanto possa essere rigido l'inverno. Il freddo intenso e le giornate corte rendevano l'adattamento ancora più difficile. Per fortuna, il mio coinquilino Andrea mi ha aiutato molto in quel periodo, presentandomi nuove persone, tra cui Lucrezia, che è diventata una figura importante per me in quei mesi.
Sul piano professionale, le difficoltà non sono mancate. Ho accettato un lavoro in un'azienda principalmente per lo stipendio più alto, preferendolo a un'altra opportunità che avrei potuto avere con il mio amico Andrea. Tuttavia, questa scelta si è rivelata tutt'altro che soddisfacente. Nei primi mesi, ho cambiato più volte manager e non ho ricevuto né training né supporto adeguato. Questo ha reso l'inizio davvero stressante, tanto che dopo soli due mesi stavo già considerando l'idea di tornare in Italia.
In quel periodo di incertezza, ho deciso di fare un tentativo con Johnson & Johnson, cercando un ambiente lavorativo più stabile e gratificante. Anche se è stata una fase difficile, mi ha insegnato molto su quanto sia importante trovare un equilibrio tra stipendio, ambiente di lavoro e supporto professionale, elementi fondamentali per sentirsi realizzati e motivati.
Dopo una pausa a Roma nel 2021, sei tornato a Praga nell’agosto dello stesso anno. Cosa ti ha spinto a tornare? Sentivi che Praga poteva offrirti qualcosa di unico rispetto all’Italia?
Il periodo della pandemia è stato particolarmente difficile per me. Ero fidanzato con una ragazza ceca e, quando il coronavirus ha colpito, mi sono ritrovato solo all'estero, lontano da tutto ciò che mi era familiare. Questa situazione mi ha destabilizzato profondamente, e la solitudine ha iniziato a pesare sempre di più.
Per cercare di ritrovare un po' di equilibrio, ho iniziato a convivere con la mia fidanzata. Tuttavia, quando è arrivato il secondo round del virus, la situazione è peggiorata. La pandemia mi ha portato a un punto di rottura, tanto che ho iniziato a soffrire di depressione.
Alla fine, ho deciso di tornare in Italia, dove ho trovato lavoro presso un ufficio acquisti a venti minuti da casa mia a Roma. A prima vista, sembrava un colpo di fortuna, un "bingo" come direbbero alcuni. Tuttavia, il ritorno è stato persino più difficile del primo rientro a Roma dopo l'Erasmus. Il lavoro non mi piaceva affatto e mi sentivo sempre più insoddisfatto e distante dalla vita che avevo costruito a Praga.
Dopo soli sei mesi, ho dato le dimissioni. Sentivo la mancanza della mia fidanzata e di quella sensazione di libertà e autenticità che avevo a Praga. Così, ho deciso di tornare lì, nella città che ormai consideravo la mia vera casa, per ritrovare me stesso e riprendere il cammino che avevo temporaneamente interrotto.
Da quando sei rientrato a Praga nel 2021, come è evoluta la tua carriera professionale? Potresti parlarci del tuo ruolo attuale come Team Lead di accounting e payments e delle sfide che hai affrontato lungo il percorso?
Da quando sono rientrato a Praga nel 2021, la mia vita professionale ha subito un'evoluzione significativa. In breve tempo, sono diventato uno dei m!igliori performer della mia azienda, tanto da essere inserito in un programma dedicato ai migliori impiegati del reparto Finance. Questo mi ha permesso di vivere esperienze straordinarie, come un business trip in Sud Africa, che ha arricchito ulteriormente il mio bagaglio professionale e personale.
Dopo tre anni di successi, però, ho sentito il bisogno di qualcosa di diverso. Volevo affrontare nuove sfide e lavorare in un team nuovo, così ho deciso di cambiare azienda e sono passato a Kenvue, uno spinoff di Johnson & Johnson. Sapevo che questa scelta comportava dei rischi, ma ero disposto ad accettarli, spinto dalla voglia di crescere e di mettermi alla prova in un contesto diverso.
Tuttavia, tutte queste situazioni e cambiamenti hanno avuto un impatto su di me, e ho finito per andare in burnout. Nonostante le difficoltà, questo periodo mi ha insegnato molto su me stesso, sull'importanza di trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata, e su come affrontare le sfide con maggiore consapevolezza e resilienza. Oggi, come Team Lead di accounting e payments, ho la responsabilità di guidare il mio team attraverso le complessità quotidiane del lavoro, cercando di trasmettere l'esperienza che ho accumulato e di sostenere chi, come me, affronta momenti difficili.
Quali differenze culturali hai riscontrato tra il lavorare in Italia e a Praga? Come hai gestito l'adattamento a queste differenze, sia sul lavoro che nella vita sociale?
Mi adatto facilmente ai cambiamenti, ma lavorare a Praga rispetto all'Italia ha evidenziato alcune differenze culturali significative. Una delle sfide maggiori per un expat italiano come me è stata la difficoltà nel fare amicizia con i locali. Ho notato che molti cechi tendono ad avere una certa riservatezza, e in alcuni casi sembrano avere complessi di inferiorità che li portano a evitare di parlare in inglese. Questo ha reso complicato costruire amicizie con i cechi, e, nonostante i tanti anni trascorsi a Praga, non ho ancora amici locali.
D'altro canto, ho notato che le relazioni con le ragazze ceche tendono a essere più semplici e aperte. Anche la vita quotidiana riflette questa riservatezza: per esempio, i miei vicini a malapena dicono buongiorno, un atteggiamento che ho trovato molto diverso rispetto alla cordialità italiana.
Per gestire queste differenze, ho cercato di mantenere una mentalità aperta e di non prendere sul personale la difficoltà nel fare amicizia.
A livello umano, quali aspetti della vita a Praga apprezzi di più? Ci sono elementi della cultura italiana che ti mancano particolarmente?
A livello umano, ci sono molti aspetti della vita a Praga che apprezzo profondamente. Nonostante io mantenga saldamente le mie radici italiane, ho imparato ad apprezzare molto la cultura ceca, soprattutto per quanto riguarda la cucina e le tradizioni locali. Praga è una città internazionale, sempre vibrante e piena di vita. C’è sempre qualcosa di nuovo da fare o da scoprire, che si tratti di eventi culturali, mostre o semplicemente esplorare nuovi angoli della città.
Un aspetto particolare della vita sociale a Praga è la natura delle amicizie. Qui, le relazioni tendono a essere a medio o breve termine, perché molte persone sono expat e spesso restano solo per qualche anno prima di trasferirsi altrove. Questo significa che le persone arrivano e se ne vanno di frequente, il che rende le amicizie più fluide e, talvolta, meno stabili rispetto a quelle a cui ero abituato in Italia.
Nonostante questo, ci sono aspetti della cultura italiana che mi mancano particolarmente. In primo luogo, mi manca il calore delle relazioni umane tipico dell'Italia, dove i rapporti tendono a essere più profondi e duraturi. Mi manca anche la convivialità italiana, quella facilità di trovarsi insieme per un caffè o una cena in famiglia, dove la spontaneità e la condivisione sono all’ordine del giorno. Tuttavia, ho trovato un buon equilibrio tra queste due culture, riuscendo a godere di ciò che entrambe hanno da offrire.
Cosa consiglieresti a chi, come te, sta pensando di trasferirsi all’estero per studio o lavoro? Ci sono lezioni che hai imparato e che vorresti condividere?
Negli ultimi anni, vivere a Praga è diventato sempre più costoso, soprattutto per chi ha già anni di esperienza lavorativa come me. A causa dell'inflazione e degli effetti indiretti della guerra in Ucraina, il costo della vita è salito notevolmente. Per esempio, oggi una semplice stanza in affitto può arrivare a costare fino a 600€, un prezzo che pochi anni fa sarebbe stato impensabile.
Questa situazione ha reso necessario avere stipendi più alti per mantenere un buon tenore di vita in città. Le sfide economiche sono diventate più pressanti, e anche se Praga continua a essere una città vivace e ricca di opportunità, è essenziale guadagnare abbastanza per far fronte a queste nuove esigenze. Questo ha messo sotto pressione molti lavoratori, soprattutto quelli con famiglie o impegni finanziari maggiori, costringendoci a rivedere le nostre priorità e a essere molto più attenti nella gestione delle spese.
Tuttavia, per chi ha esperienza lavorativa e riesce a ottenere stipendi adeguati, Praga rimane una città che offre molte opportunità di crescita personale e professionale, anche se il contesto economico è diventato più impegnativo.
Che cosa diresti a te stesso, in quel momento in cui stavi per salire su quel volo con un biglietto di sola andata?
Goditi il viaggio con più leggerezza. Sei giovane e hai tutto il tempo per esplorare e imparare. Non metterti troppa pressione, abbraccia le sfide e le opportunità che verranno. Fai tesoro di ogni esperienza e ricorda che ogni passo, anche i più incerti, fa parte del tuo percorso di crescita.
Il viaggio di Giuseppe, iniziato con un Erasmus a Praga e proseguito attraverso diverse esperienze professionali, offre preziose riflessioni per chiunque stia valutando un trasferimento all'estero per studio o lavoro. Le sue esperienze mostrano come ogni decisione, anche quelle più difficili, possano portare a opportunità di crescita inaspettate. Non perdere l’appuntamento di mercoledì prossimo, quando condivideremo altre storie di sfide, crescita e opportunità in un nuovo articolo. Cià uagliò!