IL VIAGGIO DI GUENDA - Trovare la propria dimensione in Giappone 🇮🇹 ✈️ 🇯🇵
Guenda, una giovane donna italiana, si è trasferita in Giappone a soli 23 anni, spinta dal desiderio di esplorare una cultura affascinante e complessa. Dopo aver vissuto a Kyoto, Osaka e Tokyo, ha abbracciato la vita giapponese senza riserve, prolungando le sue permanenze per studio e lavoro. Con una prospettiva aperta e flessibile, Guenda ha trovato il suo equilibrio tra due mondi molto diversi, vivendo con curiosità e adattandosi alle sfide quotidiane di un Paese ricco di contraddizioni, specialmente per chi è di cultura italiana!
Quali sono stati i motivi principali che ti hanno spinta a trasferirti in Giappone a soli 23 anni? Cosa ti affascinava maggiormente della cultura giapponese?
A 23 anni, sentivo il bisogno di esplorare nuove culture e ambienti che fossero molto diversi dall'Italia. Il Giappone mi affascinava per la sua combinazione unica di modernità e tradizione, l'equilibrio tra tecnologia avanzata e antiche usanze. Kyoto, con la sua storia millenaria e l’atmosfera mistica, mi attirava in modo particolare. Ho deciso di partire senza troppe aspettative, pensando prima allo studio, poi magari al lavoro, lasciandomi sempre aperta la possibilità di prolungare le mie permanenze se mi fossi trovata bene. In effetti, non ho mai sentito il peso del trasferimento: ogni esperienza sembrava naturale, un passo alla volta.
Com'è stato l'impatto iniziale con la vita in Giappone rispetto a quello che ti aspettavi prima di partire? Ci sono state sorprese o aspetti che ti hanno colpita particolarmente?
Non avevo grandi aspettative, quindi non c'era spazio per delusioni. Fin dall'inizio, Kyoto mi ha incantata con la sua bellezza e il suo ritmo di vita più lento rispetto ad altre città. Era perfetto per me come studentessa: una città sicura, che mi permetteva di vivere in maniera indipendente. Tuttavia, dopo i primi mesi di entusiasmo, ho iniziato a percepire alcune difficoltà. Ad esempio, nel mondo del lavoro, ho notato un netto distacco tra vita professionale e privata. Mi aspettavo di creare legami più forti con i colleghi, ma ho capito che, in Giappone, questi due ambiti rimangono spesso separati.
Hai vissuto a Kyoto, Osaka e Tokyo. Come descriveresti le differenze culturali e di stile di vita tra queste tre città? Quale preferisci e perché?
Kyoto, Osaka e Tokyo sono tre mondi distinti. A Kyoto ho vissuto per un anno da studentessa e un anno e mezzo da lavoratrice. È una città immersa nella storia, con un'atmosfera tranquilla e una vita più raccolta, ideale per chi cerca cultura e riflessione. Osaka, dove ho vissuto per tre anni, è invece vivace, caotica, piena di energia e molto accogliente. La gente di Osaka è famosa per la sua schiettezza e il suo calore, ed è un luogo che offre tanto in termini di vita sociale e divertimento. Tokyo, dove ho trascorso solo un mese, è il cuore pulsante del Giappone: dinamica, frenetica e infinitamente vasta. Personalmente, preferisco Osaka, dove credo si viva una vita migliore.
Com’è vivere con un giapponese per un’italiana?
Il nostro rapporto è basato sulla flessibilità reciproca. Entrambi ci adattiamo e ci veniamo incontro culturalmente. Se per me l'impatto con il Giappone è stato graduale, per mio marito l'incontro con la cultura italiana è stato molto più scioccante. Abbiamo trovato il nostro equilibrio nel rispetto delle differenze, senza mai imporci le nostre rispettive abitudini.
Hai incontrato delle difficoltà di integrazione durante i primi anni in Giappone?
Durante gli anni da studentessa non ho avuto particolari difficoltà di integrazione. Era facile fare gruppo con altri studenti, sia giapponesi che stranieri. Ma nel momento in cui ho iniziato a lavorare, la situazione è cambiata. Ho notato che è più complicato creare amicizie durature con i giapponesi. Le relazioni sono spesso formali e riservate, e ho trovato pochi amici giapponesi con cui condividere un rapporto più profondo e aperto.
Essendo italiana e vivendo in Giappone, quali differenze culturali più grandi hai riscontrato nel modo di vivere quotidiano, nelle abitudini e nei valori tra i due Paesi?
Una delle differenze più evidenti è la rigidità dei giapponesi. In Italia siamo abituati a una maggiore elasticità nelle regole e nelle interazioni sociali. In Giappone, invece, c'è un forte rispetto per le gerarchie e una grande attenzione alle formalità, che a volte può risultare un po' soffocante per chi viene da una cultura più flessibile.
Cosa ti manca di più dell’Italia quando vivi in Giappone? Senti la "home sickness" e come riesci a bilanciare la nostalgia di casa con la tua vita attuale?
Mi manca l’Italia nel suo complesso: i luoghi, gli amici, il calore del mio paese d'origine. Vivendo lontana, ho imparato ad apprezzare di più le piccole cose, come il legame con i miei amici e l'affetto della mia comunità. Ogni tanto sento la nostalgia, ma cerco di bilanciare tutto mantenendo i contatti e tornando in Italia quando posso. Il legame con la mia famiglia e il mio paese rimane forte, anche a distanza.
Organizzi viaggi autentici attraverso la cultura locale e svogli dei corsi di lingua. Come riesci a trasmettere ai tuoi clienti la complessità e la bellezza del Giappone, evitando i classici stereotipi?
Cerco sempre di presentare il Giappone nella sua interezza, con tutte le sue contraddizioni. Spesso le persone arrivano con l’idea che il Giappone sia un luogo di pace, spiritualità e ordine perfetto, ma in realtà è un Paese che nasconde molti problemi e complessità. Ovviamente, il Giappone ha anche tanti aspetti affascinanti, ma evito di dipingerlo solo come il paese degli anime, del zen o della perfezione, perché è molto di più, e la realtà è spesso più cruda di come viene percepita dall’esterno.
Come vedi il tuo futuro? Ti immagini di stabilirti definitivamente in Giappone o c'è una parte di te che pensa a un possibile ritorno in Italia?
Al momento, non penso di tornare in Italia in modo stabile. Forse trascorrerò qualche periodo lì, insieme a mio marito, ma la nostra vita è ben radicata in Giappone, e ci troviamo bene qui. Tuttavia, non escludo completamente la possibilità di tornare, ma per ora il Giappone rimane la nostra casa.
Quale consiglio daresti a chi sta pensando di trasferirsi all’estero, specialmente in un Paese culturalmente distante come il Giappone?
Il mio consiglio è di scegliere la città in base alla propria personalità e al proprio obiettivo. Tokyo è perfetta per chi cerca opportunità lavorative, mentre Kyoto e Osaka sono ideali per chi vuole studiare o vivere un’esperienza più tranquilla. Se possibile, consiglio di partecipare a un programma di scambio e vivere per qualche mese nel Paese prima di trasferirsi definitivamente. È importante darsi il tempo di adattarsi e provare a vivere la quotidianità prima di prendere una decisione definitiva.
Cosa diresti alla "te" del passato, prima del tuo primo viaggio con un biglietto di sola andata?
Le direi: "Buttati, fai tutto come credi". Non c’è nulla che cambierei, sono felice del percorso che ho scelto di seguire.
Oggi, Guenda vive felicemente in Giappone, dove condivide la sua esperienza unica organizzando viaggi autentici attraverso la cultura giapponese. Sebbene non escluda la possibilità di tornare in Italia per brevi periodi, il Giappone è diventato la sua casa. Attraverso il suo percorso, Guenda ispira chiunque sogni di trasferirsi all’estero, consigliando di affrontare ogni sfida con mente aperta, flessibilità e il coraggio di seguire il proprio istinto.
Spero come sempre che queste storie di migrazione ti abbiano potuto ispirare, intanto ti do appuntamento a mercoledì prossimo. Cià uagliò!